Strutturare ovvero come rendere più semplice la vita ad una persona con autismo e a chi gli sta intorno

Le persone con autismo, in particolar modo quelle con una diagnosi severa, appaiono spesso come quasi del tutto inadeguate a comprendere e decifrare l’ambiente intorno a loro. Appaiono lontani, confusi, spaesati e bloccati. Possono sembrarci come dei viaggiatori che hanno perso il sentiero e si aggirano con circospezione e in allerta in territori a loro del tutto sconosciuti.

Questo perché il disturbo dello spettro autistico influenza la percezione del mondo fisico ed emozionale. Una persona con autismo potrebbe avere:

  • Ipersensibilità o iposensibiltà agli stimoli sensoriali.
  • Difficoltà con l’organizzazione temporale.
  • Difficoltà nella comprensione e nella produzione del linguaggio.

Compito dell’educatore e del genitore è quello di aiutare il nostro viaggiatore a sentirsi meno smarrito in un mondo che percepisce come caotico e minaccioso, in poche parole a STRUTTURARE L’AMBIENTE.

 

In latino il verbo strutturare aveva diversi significati che possono aiutare a definire il compito che attende chi vive con un soggetto autistico. Per i latini strutturare significava: costruire, preparare, ordinare; tutte azioni utili per rendere gli ambienti di vita frequentati dalle persone con autismo luoghi sicuri, comprensibili e prevedibili.

 

Theo Peeters, un noto studioso di autismo infantile, per aiutare a comprendere l’importanza della strutturazione era solito portare un esempio. Invitava le persone con funzionamento “tipico” ad immaginare la seguente situazione: “Chiunque di noi venisse invitato in un paese straniero di cui non conosce la lingua per tenere una conferenza, vorrebbe avere informazioni in merito a:

  • Dove la conferenza sarà organizzata.
  • Quando si terrà la conferenza.
  • Per quanto tempo dovrà parlare.
  • Quale dovrà essere il tema del suo intervento.

Infine, si aspetterebbe che chi lo ospiterà abbia la cortesia e l’educazione di dargli per tempo queste informazioni.”. Il più delle volte alle persone con autismo non usiamo questa attenzione!

 

Proviamo ad immaginare se il nostro ospite non fosse così attento: come ci sentiremmo? Probabilmente non accetteremmo l’invito per paura di non sapere dove andare, capire i nostri interlocutori e fare brutta figura. Lo stesso disagio vivono le persone con autismo in un ambiente non strutturato.

 

Si tratta di un lavoro fatto in anticipo dalle figure educative ma doveroso, in quanto solo in questo modo si rispetterà la neuro-diversità delle persone con autismo.

In concreto occorrerà organizzare in modo preciso e dettagliato, facendo ricorso il più possibile all’uso di immagini (dell’importanza dell’uso di ausili visivi abbiamo già parlato nell’articolo “Metodi didattici per bambini autistici”):

 

  1. L’ambiente di vita e di lavoro.
  2. Le attività da svolgere.
  3. Il tempo di esecuzione delle attività e di riposo.

Cosa occorre fare operativamente? Semplice: per prima cosa iniziamo dagli spazi. Come possiamo strutturare gli ambienti?

 

  1. Assegniamo ad ogni spazio una funzione. Ad esempio, a scuola lo spazio di lavoro dovrebbe poter essere diverso dallo spazio relax.
  2. Eliminiamo tutti quegli stimoli che possono disturbare o distrarre la persona con autismo.
  3. Organizziamo lo spazio con il materiale necessario all’attività da svolgere, prestando attenzione che questo sia a portata dell’educatore e del genitore prima ma che poi la persona con autismo possa usufruirne in autonomia.

Procedendo nel lavoro di strutturazione passiamo ad occuparci del tempo. L’obiettivo verso cui dobbiamo tendere è chiarire alla persona con autismo con quale sequenza e per quanto tempo dovrà svolgere una determinata attività. Ecco qualcosa di utile da fare in due semplici mosse:

  1. Trasferiamo in modo concreto il concetto di tempo: attraverso l’uso di immagini, esplicitando lo schema della giornata cioè le attività che si svolgeranno o la sezione di lavoro rappresentando in questo modo le azioni da svolgere per raggiungere un determinato risultato.
  2. Evidenziamo in modo concreto il trascorre del tempo attraverso l’utilizzo di clessidre, timer e orologi.

Concludiamo questa breve guida alla strutturazione con qualche consiglio a proposito delle attività. È possibile strutturare un compito o una attività come ad esempio lavarsi i denti o apparecchiare la tavola? Certo, avendo come obiettivo il raggiungimento dell’indipendenza nell’esecuzione del compito da parte della persona con autismo. Per fare questo è importante innanzitutto eseguire un’analisi del compito ovvero effettuare un’analisi visiva di tutti i passaggi necessari per svolgere nel modo corretto un’azione.

Per fare questo occorrerà rispettare queste semplici indicazioni:

  1. Il compito da svolgere deve essere auto-evidente, deve cioè poter parlare da solo evitando inutili fraintendimenti e spiegazioni verbali che potrebbero confondere la persona con autismo.
  2. L’attività deve essere orientata al raggiungimento di un risultato per volta, questo permetterà di conseguire più velocemente il risultato.
  3. Proporre una sequenza visiva che faccia uso di materiale semplice, chiaro e non eccessivamente stimolante per evitare inutili distrazioni, fraintendimenti e di conseguenza frustrazione.

È del tutto evidente da quello che è stato scritto in questo articolo che la strutturazione deve diventare uno stile di lavoro, un modo di pensare per tutti coloro che interagiscono con le persone con autismo.

In questo modo rispetteremo la persona con autismo riconoscendo il suo neuro-funzionamento come uno dei tanti possibili ma raggiungeremo evidenti risultati:

  1. l’astratto diventa concreto;
  2. faciliteremo la comunicazione;
  3. chiariremo la dimensione temporale;
  4. renderemo esplicito cosa ci aspettiamo dalla persona con autismo;
  5. tranquillizzeremo la persona con autismo riducendo comportamenti inadeguati;
  6. aumenteremo il livello di autonomia e indipendenza della persona con autismo;
  7. accresceremo il suo livello di autostima.

Tutto questo è molto chiaro agli psicologi e agli educatori di Cascina Bianca e per questo organizzano i loro interventi psico-educativi adattando e strutturando gli spazi, il tempo e le attività per permettere a piccoli e grandi di fare emergere il meglio che è in loro. Le persone con autismo non sono persone senza talenti ma sono in attesa che qualcuno gli dia l’opportunità per esprimere il loro enorme potenziale.