La parola SIBLING significa in modo letterale: fratello, sorella, figli dello stesso genitore.
Negli ultimi anni questa parola ha assunto il significato di fratelli-sorelle di persone disabili.
Ne abbiamo già scritto in questa sezione di articoli, ma ne vogliamo dare nuovamente voce considerando l’importanza della tematica.
Fabrizio Serra, autore del libro “Siblings. Crescere fratelli e sorelle di bambini con disabilità” sottolinea come possa capitare che nell’esperienza quotidiana di una famiglia con un figlio disabile a volte sia complesso dare il giusto spazio agli altri figli e spesso, questi ultimi, possono essere chiamati anche involontariamente ad essere responsabili, indipendenti e comprensivi.
La relazione tra i fratelli e le sorelle costituisce un’esperienza importante per la loro crescita individuale e sociale.
I siblings, a differenza dei loro genitori che potrebbero essere venuti a contatto con la disabilità in fase adulta, vivono dall’infanzia questa esperienza e, a volte, tutto ciò, seppur arricchente per quanto riguarda l’ottica bio psico sociale delle diversità, può comportare delle fatiche quotidiane da non sottovalutare, ma, al contrario da sostenere.
I siblings costituiscono la loro personalità confrontandosi sempre con la disabilità e tutto ciò che comporta a livello familiare e sociale e soprattutto personale, con vissuti emotivi differenti.
Può farsi spazio il senso di colpa nel provare delle emozioni negative verso il fratello-la sorella disabile; oppure la gelosia verso la cura che i genitori hanno verso il fratello-sorella disabile che può essere diversa dalla loro; il sentirsi emarginati o gli ultimi della famiglia, gli invisibili; il ricevere spesso domande da amici o conoscenti sul fratello-sorella e non su di loro; il sentirsi inadeguati o sfortunati e così via. Sono stati d’animo legittimi che hanno bisogno di essere sostenuti ed incanalati.
Il supporto di Cascina Bianca
Uno dei servizi che la nostra cooperativa fornisce è a sostegno dei siblings attraverso il progetto “Ci sono anche io”.
Un collega psicologo guida un gruppo di fratelli-sorelle coetanei nella riscoperta della loro personalità, della loro unicità, individualità, sull’accrescimento della consapevolezza delle risorse e delle fatiche del fratello-sorella autistic*, sull’avere un supporto ed un punto di vista da parte dei pari, sul divertirsi.
Ciò è possibile farlo anche in modo individuale, soprattutto se si è adolescenti o adulti.
“Se non sai come chiamarla, vivila. È l’emozione giusta”